Il 29 gennaio, dalla Sala degli Arazzi della Rai, in diretta streaming all’interno della XXXIV edizione della Giornata Internazionale di Eurovisioni, si è svolta la presentazione del concorso per le scuole dell’ Associazione Articolo 21 e del Ministero dell’Istruzione, sul diritto all’istruzione e alla conoscenza: Rileggiamo l’articolo 34 della Costituzione
Sono intervenuti: il Coordinatore, Renato Parascandolo, Giovanna Boda - Capo Dipartimento del Ministero dell'Istruzione, i membri della giuria: Silvia Costa, Giuseppe Giulietti, Gino Roncaglia, Lucio Russo, Roberto Zaccaria, Gustavo Zagrebelsky, e gli studenti delle scuole aderenti al concorso…
Per noi studenti questa è stata una bellissima occasione per ascoltare e interloquire con intellettuali di grande spessore che andranno a costituire la giuria del concorso al quale parteciperemo. Riportiamo di seguito gli interventi che a noi sono apparsi più significativi.
Giuseppe Giulietti, Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, sostiene che tutti gli uomini siano analfabeti in un determinato ambito e che la conoscenza debba essere raccolta e condivisa.
Due parole in particolare sono state protagoniste del suo intervento: formazione ed informazione.
Ci si deve infatti informare in modo adeguato per poter riportare agli altri notizie corrette, ricercando argomentazioni basate su dati statistici e motivazioni comprovate, e non semplicemente utilizzando ragionamenti privi di fondamento e logica.
La curiosità è fondamentale: quando ci si informa è infatti necessario verificare sempre l’attendibilità della fonte e la veridicità delle prove riportate.
La Costituzione italiana è garante della dignità umana, la quale è fondamentale per la vita e resa possibile solo e soltanto dalla formazione e dall’informazione.
Giulietti, concludendo, cita Papa Francesco, che si rivolge ai giornalisti dicendo “vai e vedi”, incitandoli dunque a ricercare di persona le informazioni, e cita il discorso del pontefice pronunciato a Barbiana, nel quale afferma “Ridare ai poveri la parola, perché senza la parola non c’è dignità e quindi neanche libertà e giustizia; è la parola che potrà aprire la strada alla piena cittadinanza nella società, [...] Questo vale a suo modo anche per i nostri tempi, in cui solo possedere la parola può permettere di discernere tra i tanti e spesso confusi messaggi che ci piovono addosso, e di dare espressione alle istanze profonde del proprio cuore, come pure alle attese di giustizia di tanti fratelli e sorelle. Di quella piena umanizzazione che rivendichiamo per ogni persona su questa terra, accanto al pane, alla casa, al lavoro, alla famiglia, fa parte anche il possesso della parola come strumento di libertà e di fraternità”.
Il discorso di Giulietti è dunque un elogio alla dignità della parola.
Gustavo Zagrebelsky, Presidente della Corte Costituzionale, ha approfondito il significato della lezione e del rapporto tra studenti e docenti.
Ha iniziato citando una frase del filosofo russo Pavel Florenskij che nel 1917 scriveva:
“La lezione non è un tragitto su un tram che ti trascina avanti inesorabilmente su binari fissi e ti porta alla meta per la via più breve, ma è una passeggiata a piedi, una gita, sia pure con un punto finale ben preciso, o meglio, su un cammino che ha una direzione generale ben precisa, senza avere l'unica esigenza dichiarata di arrivare fin lì, e di farlo per una strada precisa. Per chi passeggia è importante camminare e non solo arrivare; chi passeggia procede tranquillo senza affrettare il passo.”
Il professore ha voluto chiarire che la lezione non è esclusivamente la lettura o il commento di un libro di testo, ma deve poter abbracciare liberamente qualsiasi argomento, coinvolgendo gli studenti; questa non deve dunque percorrere delle tappe prestabilite, ma deve essere costruita sui temi che vengono sollevati durante la “passeggiata”.
L’attività didattica è pertanto una camminata tra amici che discorrono di temi piacevoli e si lasciano sorprendere dai concetti che ne escono fuori, portando dunque docenti e studenti a collaborare su un livello paritario.
Lucio Russo, Professore di fisica e storico della scienza, ha invece affrontato il tema della variazione nel metodo d’insegnamento di materie scientifiche, quali matematica e fisica. In passato infatti, queste materie venivano spiegate tramite teoremi e dimostrazioni, le quali permettevano all’alunno di constatare la veridicità di quanto appreso.
L’utilizzo della dimostrazione nel processo educativo è stato col tempo abbandonato, togliendo agli studenti la possibilità di accertare o contestare le varie nozioni, costringendoli di fatto a prendere per vero ciò che l’auctoritas affermava, a discapito del pensiero critico e della loro stessa curiosità.
Si tratta quindi, di una metodologia di insegnamento che è all’opposto dell’orientamento valutativo.
Lucio Russo infatti critica il “principio di autorità”, che spinge le persone a credere a qualsiasi affermazione senza interrogarsi su di essa, dandone per scontata la veridicità assoluta; egli ribadisce pertanto l’importanza di mettere a disposizione di tutti, quegli strumenti necessari allo sviluppo di un pensiero critico.
Infine, Russo rifiuta la visione ottimista che vede l’Italia in ritardo rispetto agli altri paesi Ocse dal punto di vista dell’alfabetizzazione, sostenendo invece quella che ne riconosce l’anticipo in un processo di degrado.
Le riflessioni che sono emerse da questo incontro sono state per noi sicuramente stimolanti, sulla base di queste indicazioni e del lavoro di ricerca e analisi già fatto, è giunta l’ora di andare a “riscrivere l’articolo 34” della Costituzione!
La classe 4S2