Alla ricerca di Super Terre - Francesco Facipieri, 5ST
Era stata una di quelle notti con qualcosa di speciale nell'aria e alle prime luci dell’alba, vinti dalla stanchezza decidemmo di tornarcene a casa per qualche ora di sonno. Nel frattempo il computer aveva elaborato le immagini scattate nella precedente sessione di osservazione producendo dei grafici.
Analizzando i risultati ci accorgemmo subito di una “buca”, ovvero l’effetto dell'ombra di un pianeta che passa davanti alla propria stella. Certo quella diminuzione della luminosità apparente della stella di appena 8 parti su centomila non saremmo riusciti a osservarla senza i nuovi telescopi...
Eravamo felici di poter dare così delle dimensioni al nostro sconosciuto, ed erano molto interessanti.
Il mio primo pensiero fu quello di andare a confrontare questo grafico con quello ottenuto nel precedente sospetto transito planetario. Subito di primo acchito mi sembrarono identici, dopo aver fatto dei profondi e lunghi sospiri io e il mio collega controllammo meticolosamente i grafici: erano identici. Avevamo scoperto Sol3, il terzo pianeta di Sol!
Certo le dimensioni non ci bastavano, ma questi risultati ci permisero di avere un finanziamento per comprare un nuovo spettrografo. La sfida era notevole, ma riuscimmo comunque a misurare spostamenti verso il blu e verso il rosso compatibili con una velocità radiale di appena 8 cm al secondo. Il successo era totale, perché questo ci garantiva che Sol3 era roccioso, e probabilmente abitabile. L’ultima incognita sull’abitabilità del pianeta era la presenza dell’acqua allo stato liquido. Dopo qualche ora la notizia della scoperta del terzo pianeta di Sol, aveva già fatto il giro del mondo.
Intanto su Sol3, al Liceo scientifico Majorana, il ricercatore astrofisico dott. Mario Damasso si era offerto di illustrare alle classi quinte dell'istituto un quadro completo del proprio lavoro e sulle scoperte astronomiche più recenti.
Il dott. Damasso ha esordito dicendo che da solo poco più di 15 anni abbiamo la possibilità di ricercare sistemi planetari extrasolari e questo grazie all'evoluzione dei mezzi tecnologici. La certezza dell'esistenza di un pianeta extrasolare risale solamente al 5 ottobre 1995, quando l'osservatorio di Ginevra pubblicò la scoperta di un pianeta orbitante attorno alla stella 51 Pegasi. La notizia fu poi confermata pochi giorni dopo da astronomi americani che avevano condotto una ricerca simile agli europei. Il ricercatore ha poi continuato: il 17 settembre 2010 è stata diffusa la notizia del ritrovamento del 490 esimo pianeta orbitante attorno ad un altra stella; questo per farci notare come a distanza di quindici anni questo campo di ricerca abbia prodotto enormi risultati. Anche se i ricercatori non sono ancora riusciti a scoprire pianeti che possono ospitare la vita, lo faranno molto presto!
Per trovare nuovi pianeti si usano principalmente tre metodi: dove due di questi inaspettatamente non si focalizzano sulla visione del pianeta ma sugli “indizi” e sulle tracce che esso lascia nell'universo e solo un metodo si incentra sull'osservazione diretta del pianeta. L'astrofisico ci ha spiegato che non tutte le ricerche vanno a buon fine visto che spesso si arriva a conclusioni totalmente diverse da quelle aspettate, soprattutto perché non tutte le stelle possono ospitare pianeti simili alla Terra. Le migliori candidate da studiare sono le nane rosse. Infatti si tratta della tipologia stellare più diffusa nell'universo costituendo almeno il 67,5% di tutte le stelle presenti nella Via Lattea, ma forse addirittura l'80%. Inoltre per le nane rosse, poco calde, la fascia di abitabilità corrisponde a pianeti vicini, dunque con un periodo di rotazione breve, tipicamente di 14 giorni. Questi due fattori rendono particolarmente “facile” trovare pianeti abitabili, o super-Terre, attorno a queste stelle.
A tale scopo la NASA ha lanciato la sonda spaziale Kepler, che da oltre un anno sta “guardando” una zona fissa tra il Cigno e la Lira, contenente circa 100'000 stelle per verificare la presenza di pianeti con caratteristiche simil-terra. La sonda è composta principalmente da un fotometro che permette di osservare il transito dei possibbili pianeti grazie alla variazione di luminosità della stella.
Il Dott. Mario Damasso ha concluso facendo una scommessa: entro due anni troveremo una super-terra, da qualche parte lassù, capace di ospitare la vita così come la conosciamo.
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