È stato un pomeriggio particolare, quello di venerdì 11 febbraio 2022. Qualche giorno prima siamo stati contattati telefonicamente dalla professoressa Ranalli dell’Università degli Studi di Perugia, che ci invitava a partecipare in presenza alla premiazione del Concorso Ursula Grohmann “Donne in Scienza”, al cui bando avevamo risposto un mese fa inviando un nostro contributo per la categoria “Una scienziata da scoprire e raccontare". Non potevamo declinare questo invito.
E così ci siamo organizzati con una piccola delegazione di studenti della classe 3S1 del Liceo Majorana di Orvieto.
Insieme al Dirigente Scolastico Lorella Monichini e alle professoresse Ruina e Averardi ci siamo recati a Perugia, nella bellissima Aula Magna del Rettorato dell’Università, dove abbiamo ascoltato numerosi interventi, a partire da quello del Magnifico Rettore Prof. Maurizio Olivieri, fino ad arrivare a quello della Prof.ssa Maria Francesca Cotrufo del Natural Resource Ecology Lab della Colorado State University, che è intervenuta collegandosi proprio dagli Stati Uniti. La diretta è visibile sul canale Youtube ufficiale dell’Ateneo.
Tutti i relatori hanno speso parole per incoraggiare le studentesse e gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, provenienti da tantissime scuole umbre, a riflettere sul tema del ruolo delle donne nella scienza. Parole che sono arrivate dritte al cuore, che puntano a spronare in particolare le studentesse a essere pienamente loro stesse e a seguire le loro passioni, approfondendo lo studio delle tematiche scientifiche, le cosiddette STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). È stato un pomeriggio pieno di emozioni e anche di malinconia per le molte persone presenti, che hanno reso omaggio alla Prof.ssa Ursula Grohmann, purtroppo venuta a mancare pochi giorni fa, per anni componente della Giuria e speaker d’eccellenza nella giornata dell’11 febbraio.
Il pomeriggio si è concluso con il momento tanto atteso della premiazione: 15 le scuole partecipanti, 48 gli elaborati presentati. Per noi pensare di aver vinto era quasi impossibile, non perché non credevamo di aver fatto un buon lavoro, ma perché aver partecipato a un concorso, per la prima volta in tre anni, era già di per sé una grandissima emozione.
Siamo arrivati a Perugia senza aspettative e ce ne siamo andati con il primo premio; quando è stata annunciata la nostra vittoria e siamo stati invitati a ritirare il premio eravamo titubanti, non avevamo realizzato che tra 48 elaborati quello vincente fosse risultato proprio il nostro. Ciò che più ci ha colpito è stata la motivazione della nostra vittoria: “un testo originale, poetico e profondo capace di cogliere e comunicare tutte le problematiche della vita di Maria Crespi, donna e scienziata, un testo di grande potenza espressiva, che ha saputo unire due mondi: quello umanistico attraverso una scrittura intima e quello scientifico”. È stata un’esperienza unica e indescrivibile che ci ha portato molta gioia e soddisfazione.
Ma come siamo arrivati fin qui? Tutto è iniziato una mattina, prima delle vacanze di Natale, quando le professoresse Ruina e Averardi sono letteralmente piombate in classe nostra tutte entusiaste per invitarci a partecipare a questo concorso e in poco tempo ci hanno convinto. La nostra indagine si è basata sulla ricerca biografica di una donna di spicco della storia orvietana recente. Maria Crespi e la sua carriera scientifica: dal leggendario laboratorio di via Panisperna alla vita Orvietana.
Le nostre professoresse ci hanno presentato la figura di Maria Crespi, una donna di Orvieto, con un grande sogno che ha visto andare in fumo. Lei voleva diventare una scienziata, condurre la sua vita a fare ricerca. Era una donna forte, intraprendente, entusiasta, piena di energia e di voglia di fare. Siamo subito stati coinvolti e colpiti da questa splendida donna e dalla sua triste storia. Da lì è cominciato il nostro lavoro e la nostra ricerca per conoscere più nel profondo la vita di Maria Crespi. Ci siamo basati su testimonianze indirette, interviste e fonti narrative e, in questo modo, ci siamo documentati.
Il tempo era poco e le restrizioni dovute al COVID non hanno aiutato, ma le parole di coloro che l’hanno conosciuta hanno aumentato la forza della sua storia. In classe abbiamo letto ad alta voce Un ritratto intimo di Maria Crespi di Laura Ricci, in Guida sentimentale di Orvieto e anche il racconto “Zia Maria” di Elena Crespi in Vite da raccontare. Donne significative nell’esperienza e nella storia di altre donne a cura de Il filo di Eloisa - Associazione culturale Eloisa Manciati.
È stata una vera immersione e, in questo modo, abbiamo ragionato, creato connessioni, impressioni e, infine, abbiamo scelto di immedesimarci negli oggetti lasciati da Maria: la collana, la penna stilografica, la scrivania, il camice e le sue scarpe piane. Abbiamo dato vita a questi oggetti e li abbiamo fatti parlare, come se si rivolgessero proprio a Maria, che li aveva lasciati e abbandonati. Scrivere in questa maniera è stata un’esperienza bizzarra, non ci era mai capitato di dover dare vita ad un oggetto, né di cambiare punto di vista. Emblematica e rappresentativa di chi fosse veramente Maria Crespi è la scelta, per esempio, di far parlare le sue scarpe piane. Oggetto simbolico, in quanto al tempo le donne non erano solite indossare scarpe basse, ma con il tacco. Questa scelta ha significato per noi far emergere la ribellione di Maria, la sua piccola rivoluzione in un mondo ancora antico, il suo particolarismo e il suo modo di essere. Possiamo sicuramente dire che è stata una bella esperienza e vincere il primo premio è stato ancora più emozionante.
Grazie alla professoressa Maria Crespi, grazie alle donne nella Scienza che credono nella loro intelligenza.
Questo è il nostro lavoro dal titolo “Se le cose di Maria potessero parlare…”, scritto a più mani.
Livia e Irene per la classe 3S1