Con il lavoro intitolato "SEMPLICEMENTE VARIABILE UMANA" la classe 3°SA2 del Liceo Scientifico Majorana di Orvieto ha vinto il concorso per le classi superiori organizzato da ApertaMenteOrvieto con il progetto "Mentre studio mi diverto". I giurati, il giornalista Davide Pompei, il libraio Riccardo Campino, la psichiatra Annamaria Meoni, il preside emerito Donato Catamo e il celebre tenore e fotografo Luca Canonici hanno così espresso il loro giudizio:
"Dopo aver attentamente valutato i lavori presentati e tenendo in considerazione differenze di età e tipologia di elaborato proposto, preso atto dell'impegno di tutti i partecipanti, la giuria all'unanimità ha deciso di premiare la classe del Liceo Scientifico per la capacità di utilizzare contemporaneamente mezzi di comunicazione tecnicamente diversi, strutturando una rappresentazione dialogante, aderente al tema in maniera completa.Il tema da affrontare quest’anno era:
“FEMMINILEMASCHILE - a che punto siamo? Tra incontri e conflitti, tra mutamenti e persistenze, dentro e fuori di noi.”
Così i ragazzi descrivono il percorso:
CLAUDIA: Quando le nostre insegnanti di storia e filosofia ci hanno proposto di partecipare a questo evento abbiamo accolto la sfida con molto entusiasmo. L’argomento ci è sembrato molto interessante, perché molto attuale, ma anche impegnativo se non volevamo correre il rischio di banalizzarlo.
OMAR: Abbiamo iniziato a riflettere attraverso un brainstorming, dal quale è emerso che, nonostante le differenze tra maschile e femminile siano meno evidenti nell’aspetto esteriore, differenze permangono dentro di noi e nei nostri comportamenti e sembrano difficili da superare.
LUCREZIA: Per esempio le ragazze hanno detto che quando c’è da fare un lavoro faticoso in casa lo fanno fare ai fratelli, mentre tutte le faccende domestiche spettano a loro.
I ragazzi invece hanno detto che da bambini hanno dovuto reprimere le loro paure, in quanto maschi, come pure, pensando al futuro, sentono il peso di dover mantenere una famiglia.
MICHELE B: Il nostro lavoro si è concentrato sugli stereotipi imposti dalla società, che condizionano, limitano e impongono un’identità, perché ci vengono inculcati fin dalla nascita a cominciare dal colore azzurro o rosa che distingue i sessi, continuando poi con i giocattoli che vengono regalati e i giochi che vengono proposti. E crescendo, senza che ci accorgiamo, le pubblicità, i film e le canzoni ci condizionano nei modi di fare e di pensare. Abbiamo così capito che gli stereotipi sono pregiudizi, schemi mentali che utilizziamo per valutare e prevedere il comportamento delle persone, tanto che chi non li rispetta viene discriminato.
MICHELE C: Certamente il mondo è cambiato, il divorzio, l’aborto, il nuovo diritto di famiglia hanno garantito alle donne maggiori libertà e diritti, oggi la donna è uscita dal suo ruolo di casalinga e grazie al lavoro e all’indipendenza economica si è emancipata e occupa posti di rilievo nella società e nella politica; tuttavia, ed è quanto i nostri compagni hanno rappresentato con una drammatizzazione, permangono forme di maschilismo che sempre più sfociano nella violenza.
LEONARDO C: Abbiamo constatato che si è modificato l’equilibrio tra maschile e femminile e che a un rafforzamento della donna corrisponde una maggiore fragilità dell’uomo.
Pensiamo però che la cultura favorisca l’uscita dagli stereotipi e aiuti ognuno a esprimere la propria identità che può anche essere diversa da quella esteriore.
GABRIELE P: Questa riflessione è emersa soprattutto da un lavoro che ci è stato proposto. Dopo aver letto testimonianze di uomini e donne che hanno vissuto esperienze estreme, abbiamo cercato di immedesimarci, scrivendo pagine di diario.
Alcuni di noi hanno cercato di descrivere violenze subite, altri il dramma di chi non ha saputo fare a meno di compiere violenza.
Alcuni hanno provato a immaginare le difficoltà di accettarsi ed essere accettati nella propria omosessualità. Altri invece si sono messi dal punto di vista di chi, condizionato da questa società dei consumi, è disposto anche a vendere il proprio corpo facendone un punto di forza sia al maschile che al femminile.
FABRIZIO: La conclusione a cui siamo giunti, e che abbiamo voluto far emergere dalle letture che abbiamo scelto e che sono state interpretate dai nostri compagni, è che in ognuno di noi è presente sia il maschile che il femminile e che ognuno deve essere libero di esprimere la propria autenticità. Siamo consapevoli che il percorso è difficile, ma altrettanto convinti che la strada è quella giusta.
OTTAVIO: Dopo il lavoro di ricerca e di approfondimento, che abbiamo svolto tutti insieme, ci siamo divisi i ruoli: alcuni di noi hanno presentato il lavoro, altri hanno recitato e interpretato i testi scelti, altri ancora si sono occupati della parte tecnica, ovvero controllo e prove dei microfoni, musiche e immagini.
ALESSIO: Un grazie particolare, oltre che alle proff. Mari e Moretti va alla maestra di teatro Elisabetta Spallaccia che ha contribuito in modo fondamentale alla riuscita della rappresentazione, dandoci indicazioni su come interpretare le parti, dedicandoci molto tempo con molta pazienza.