Come ci parla la storia, cosa ci dicono i personaggi delle epoche passate?
Noi, alunni della classe 3S3, durante quest’anno scolastico ci siamo posti questa domanda soprattutto in relazione al Rinascimento e ad alcuni dei suoi più influenti protagonisti.
Abbiamo cercato così di interpretarli, assumendone il ruolo e dando loro una voce che, nella finzione, ha attraversato i secoli fino ai nostri giorni.
Per la realizzazione di questo role-play abbiamo quindi individuato 17 personaggi (tanti quanti siamo noi alunni della classe) significativi in diversi ambiti. Ognuno di questi personaggi rivive la propria storia a posteriori, nei testi che abbiamo scritto, e individua le conseguenze di lungo periodo delle proprie azioni, arrivando a riflettere sull’attualità.
I testi scritti e recitati, collegati a immagini pertinenti, sono diventati 17 -clip che, montati tutti insieme, hanno dato origine a un video di 40 minuti. Vogliamo condividerlo perché pensiamo che possa essere utile come materiale didattico - così come lo è stato per noi - allo scopo di rileggere in modo critico un’epoca così importante per il nostro Paese e di vederne la grande novità ed eredità ma anche i limiti e le contraddizioni, che ancora oggi siamo chiamati ad affrontare e superare.
Ogni personaggio considera un diverso aspetto della società, della cultura, della politica o dell’economia e racconta il proprio punto di vista aggiungendo la propria opinione personale riguardo alle abitudini contemporanee.
Tra i temi trattati, le storie di Isabella d’Este e Lucrezia Borgia ci raccontano la realtà di quel tempo dal punto di vista femminile, testimoniando violenze e sofferenze fisiche e mentali, oltre al guadagno di un rispetto diverso da quello dei loro mariti.
“Non permettete a nessuno di lasciarvi in secondo piano, tradirvi o addirittura picchiarvi. Voi che oggi avete le armi per farlo non esitate, abbiate coraggio, uscite allo scoperto e denunciate, non aspettate la buona sorte come ho dovuto fare io, che pur ero una delle più importanti donne del Rinascimento.”
“Noi donne siamo molto più di un fisico ben fatto o di un bel sorriso, (…) facciamo sempre fatica a capire chi siamo e cosa possiamo diventare perché subiamo più degli uomini il peso dei pregiudizi e delle miopi aspettative. Investite sulla vostra cultura, quindi, perché di donne belle ce ne sono a milioni ma di donne sapienti che possono fare la differenza non ce ne sono molte. Investite, inoltre, su voi stesse, perché nessun altro lo farà.”
Un altro importante confronto è stato quello con Bartolomeo Diaz che, dopo aver raccontato dei suoi viaggi, riflette sulle drammatiche traversate dei migranti di oggi.
“Perché nonostante tanta tecnologia, uomini, donne e bambini partono dalle coste settentrionali dell’Africa a bordo di imbarcazioni per niente adatte al tipo di percorso che andranno ad affrontare? Capisco la disperazione di quelle persone perché io stesso, che di acque ne ho solcate molte e ho visto tragitti più burrascosi di quello, non azzarderei un viaggio del genere se non ne valesse della mia stessa vita.”
Alcuni hanno raccontato lo sviluppo sociale e culturale: Marsilio Ficino, che rammenta a ogni insegnante l’aforisma di Plutarco “La mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere”; Pico della Mirandola, che raccomanda l’esercizio della libertà e l’importanza di fare scelte responsabili; Aldo Manuzio, che esalta la diffusione della cultura, ma di una cultura di qualità; Leonardo, che dice di porre la genialità sempre e solo al servizio dell’umanità; Ludovico Ariosto, che augura a tutti di avere la forza di seguire il proprio eudaimon.
Altri hanno raccontato la frammentazione politica e il difficile mantenimento della pace, minata continuamente da interessi particolaristici.
Lorenzo de’ Medici, che si rammarica dicendo: “I miei grandi sforzi per il mantenimento della pace erano andati vani. Sono dovuti passare altri quattro secoli prima che l’Italia diventasse una nazione, anche se di divisioni al suo interno sono rimaste, eccome!”. Ludovico il Moro, che sottolinea le conseguenze negative del malgoverno, allora come oggi. Machiavelli, che richiama i governanti alla necessità d’intendere lo Stato come “bene comune”.
E infine Cristoforo Colombo, che riconosce i limiti dell’eurocentrismo, consapevole ormai delle sue drammatiche conseguenze: “Saremmo senz’altro potuti diventare migliori se avessi avuto il coraggio e la forza di uscire dalla caverna del pregiudizio, così come ebbi il coraggio di attraversare l’oceano. Ma non è mai troppo tardi per imparare a diffondere la cultura del rispetto e della pace.”
Affrontare la storia rinascimentale da un’ottica diversa ci ha permesso di creare connessioni interessanti con il presente, facendoci comprendere quanto abitudini, comportamenti e pensieri comuni a quell’epoca non siano poi così diversi da quelli di oggi.
Anche quando sembra molto lontana, la storia ci parla di noi, nel bene e nel male.
Francesca Lo Conte